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    RX telecranio

    Per la diagnosi di malocclusione e la programmazione del trattamento ortodontico, l'ortodontista può necessitare di un'altra lastra oltre alla classica ortopanoramica, la teleradiografia laterale del cranio con evidenziato il profilo delle parti molli del viso.
    Le informazioni che fornisce questa lastra sul tipo scheletrico e sulla previsione di crescita, possono essere di grande utilità per la scelta della giusta strategia di trattamento di alcuni tipi di malocclusione (Analisi cefalometrica).
    Non sempre la sua prescrizione è indispensabile per l'inquadramento di un caso ortodontico: se ne può fare a meno quando l'esame clinico del paziente e dei modelli in gesso delle sue arcate dentarie, fornisce già tutti i dati necessari alla diagnosi e programmazione del piano terapeutico.
    La lastra viene effettuata in condizioni standardizzate, per poterla confrontare con lastre successive che si potrebbero prescrivere in corso e alla fine del trattamento. Il confronto può servire a valutare la progressione della correzione ortopedica delle più severe malocclusioni scheletriche dell'età di crescita.

    Il radiologo sistema all'ingresso dei condotti uditivi esterni le olive auricolari di un craniostato - così chiamato perché nel passato serviva a fissare completamente il cranio in una precisa posizione - e lascia che il paziente ruoti la testa rispetto ad un'ipotetico asse che le collega trasversalmente, fino a trovare un'orientamento naturale. Nel cercare la naturale posizione della testa il paziente dovrà tenere il busto eretto e lo sguardo all'infinito.
    La distanza sorgente radiogena-lastra è stabilita in mt. 1,50, da qui teleradiografia, cioè radiografia a distanza.
    Il raggio deve arrivare a colpire perpendicolarmente la cassetta porta lastra che viene orientata parallela al piano sagittale mediano del cranio e appoggiata alla guancia sinistra del paziente.
    Prima dello scatto il paziente dovrà porre le arcate dentarie in contatto.

    La RVG e' un passo avanti di notevole entita' rispetto alla radiografia tradizionale. Il nostro studio è stato tra i primi in Italia a dotarsi di questa nuova apparecchiatura radiologica fin dall’apparire dei primi sensori miniaturizzati nel 1990.
    Si tratta di un sistema composto da un sensore CCD, da una scheda di acquisizione grafica da inserire in un comune computer e dal normale tubo radiogeno utilizzato per le radiografie endorali. A sostituire la pellicola endorale provvede il sensore elettronico che, posizionato nella bocca del paziente, viene sottoposto all'emissione di raggi, consentendo la trasmissione in tempo reale dell’immagine radiografica endorale e di presentarla immediatamente sul monitor.
    Tra i vantaggi, oltre alla già citata immediatezza di visione del risultato, troviamo quello, fondamentale, della ridottissima emissione di raggi X rispetto alla radiografia tradizionale: siamo nell’ordine di riduzioni di ben 25 volte (da 0,9” a 0,03”). Ma i vantaggi sono anche quelli inerenti all’elevata latitudine di esposizione che consente di schiarire o scurire quelle immagini che non risultassero ottimamente analizzabili, mentre prima tutte le rx con esposizione sbagliata dovevano essere ripetute. Inoltre il sistema permette la creazione di un archivio dati estremamanete compatto e la possibilita' di stampare l'immagine stessa.

    RADIOGRAFIA 3D - DENTASCAN

    L'introduzione dei moderni sistemi radiografici "CONE-BEAM 3D" permette oggi al dentista di usufruire di una visione tridimensionale dell'osso e dei denti con cui si trova a trattare. Indispensabili in Implantologia e Chirurgia Maxillo-Facciale, utilissimi in ortodonzia, tali sistemi trovano applicazione anche in altre branche dell'odontoiatria che, come l'endodonzia e la parodontologia, potrebbero richiedere, per taluni casi clinici particolarmente complessi, una incrementata consapevolezza della morfologia anatomica del paziente. Infatti grazie alle visioni cross-sectional l'operatore può aggiungere alle normali rappresentazioni 2D di lunghezza ed altezza anche la terza dimensione della larghezza, arrivando così al totale controllo dell'anatomia del segmento osteo-dentale su cui opera tale da perfezionerne il lavoro, ed i risultati terapeutici, in maniera impensabile solo pochi anni fa.

     

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