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    Per un’azione efficace, i muscoli masticatori devono possedere un punto di forza; durante la deglutizione questo è dato dalla intercuspidazione, ossia dal combaciamento, delle arcate dentali. Perché una intercuspidazione risulti efficace, deve rispondere ad alcuni requisiti i quali, costituiscono i principi fondamentali della Occlusione Neuromuscolare: traiettoria di chiusura, spazio libero, curve di compenso, morfologia occlusale.
    Purtroppo, in caso di disordini occlusali la muscolatura è forzata a trovare uno stato di riposo non fisiologico e questo impedisce, spesso, di individuare una posizione di occlusione ideale. E questo può comportare dei problemi al momento dell’esecuzione di un lavoro protesico, sia fisso che mobile, dato che l’occlusione che il paziente è abituato ad avere non è quella fisiologica ma è condizionata dall’anomala contrazione dei muscoli; in tal caso il rapporto di combaciamento della nostra protesi, “copiando” quello abituale del paziente ci farà perseverare nell’errore.

    Per ovviare a ciò si è proposto di utilizzare la T.E.N.S. anche in odontoiatria.

    Primo strumento fondamentale e base della “occlusione neuromuscolare”, termine coniato come contrapposizione a quello di “occlusione abituale”, la T.E.N.S. (Stimolazione Elettrica Neurale Transcutanea) rappresenta, l'applicazione in campo stomatognatico dei principi di elettrostimolazione enunciati da Herb il secolo scorso. La T.E.N.S. è in grado di rilassare tutti i muscoli innervati dal trigemino e dal facciale. Con il rilassamento vengono eliminate (o quantomeno ridotte) le tensioni generate dall'obbligato adattamento funzionale alla occlusione esistente. Dopo non meno di 45' di stimolazione possiamo ottenere una posizione di riposo “fisiologica” della mandibola, punto di partenza per una traiettoria “fisiologica” di chiusura della bocca che la mandibola compie in risposta agli stimoli quando i muscoli sono rilassati ed equilibrati. La traiettoria fisiologica di chiusura, lo spazio libero a muscolatura rilassata, sono i parametri che permettono di calcolare la posizione occlusale di MYOCENTRICA definita “la posizione nella quale i muscoli porterebbero la mandibola in assenza di contatti deflettenti sui denti”.
    La myocentrica, rappresenta quindi il rapporto mandibolo-cranico ideale di quel paziente, cioè la posizione di occlusione da raggiungere in ortodonzia o da ricreare protesicamente alla fine del trattamento. Per poter studiare i movimenti della mandibola ed ottenere la massima precisione nel calcolo e nel rilevamento della myocentrica Jankelson fece progettare e realizzare il KINESIOGRAFO, di cui si parla in altra parte del sito.

    L'analisi cefalometrica, detta anche Cefalometria, consiste nella valutazione a fine diagnostico e terapeutico di misurazioni angolari e lineari rilevate sull’immagine della conformazione delle ossa del paziente utilizzando una teleradiografia laterale del cranio.
    La valutazione si effettua confrontando le misurazioni con valori medi e normali ricavati con metodo statistico dalla popolazione della stessa età e razza.
    Si analizzano i rapporti scheletrici sagittali e verticali, rapporti dento-scheletrici, rapporti inter-dentali e la situazione del profilo cutaneo.
    L'analisi cefalometrica fornisce all’ortodontista una serie di informazioni: serve a chiarire la diagnosi, la prognosi e le scelte terapeutiche per quel dato paziente, permette il confronto della situazione scheletrica nelle varie fasi del trattamento ortodontico mobile o fisso guidando in modo dinamico la terapia.
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    ELETTROMIOGRAFIA

    In pratica l’elettromiografia altro non è che l’analisi dell’attività elettrica dei muscoli masticatori: in definitiva una sorta di elettrocardiogramma del sistema masticatorio.
    Il suo ausilio all'odontoiatria viene dalle conoscenze della neurofisiologia alla base delle connessioni posturali tra strutture anche distanti tra di loro, che hanno portato ad approfondire, sempre di più, il rapporto tra patologie del massiccio facciale e quelle della postura in generale intesa come la relazione spaziale tra segmenti scheletrici il cui fine è il mantenimento dell'equilibrio ( postura e visione ).
    Un contributo valido alla conoscenza di tali temi è venuto dalla possibilità di mettere in evidenza lunghe e complesse correlazioni funzionali tra i muscoli. Lo studio di queste lunghe catene osteo-artro-muscolari ha consentito di dare un contributo significativo alla clinica e di mettere a punto un gruppo di tests elettromiografici fondamentali per la diagnosi delle disfunzioni occluso-posturali. Nell'ambito di queste ultime è possibile, tramite l'elettromiografia, trovare la causa prima della disfunzione, ossia se essa è a partenza da una alterata occlusione o da un'alterata postura.

    L’esecuzione dell’esame elettromiografico è semplice, non invasiva, rapida e non comporta disagio alcuno per il paziente. Come ho già detto è come fare un elettrocardiogramma, solo che in questo caso gli elettrodi si posizionano sul viso e sul collo.

    Quando è utile effettuare un esame elettromiografico? La risposta è “quasi sempre”, ma soprattutto in quelle attività terapeutiche che vanno ad alterare i rapporti occlusali intermascellari dell’individuo.
    L'esame elettromiografico è utile in ortodonzia prima di iniziare un trattamento, allo scopo di conoscere le condizioni iniziali del paziente durante il trattamento, per apportare eventuali correttivi e alla fine di esso, per verificarne l'efficacia. Tale procedura è indispensabile anche a cautelare l'odontoiatra da eventuali contenziosi.
    Nei trattamenti protesici la verifica della funzione neuro-muscolare è importante per verificare e migliorare la condizione occlusale raggiunta dopo il trattamento.
    Ancora, appare evidente che una qualsiasi patologia della ATM, in base ai concetti sulle catene osteo-artro-muscolari, si riflette sul piano occlusale. Pertanto l'esame elettromiografico dei muscoli masticatori, risulta utile essendo questi ultimi l'anello muscolare di una catena che comprende l'articolazione temporo mandibolare da un lato ed i denti dall’altro.
    E' noto che nelle parodontosi è presente frequentemente il sintomo mobilità. Per questo motivo l'esame elettromiografico ci può dare notizie sul grado della malattia e può verificarne il miglioramento attraverso l'analisi di questo sintomo.

    KINESIOGRAFIA

    Per capire i principi su cui si basa l’esame kinesiografico, bisogna premettere alcune considerazioni riguardo al movimento mandibolare. Questo, infatti, è permesso e condizionato dallo stato delle Articolazioni Temporo Mandibolari (ATM) e delle loro componenti (mensichi in particolare) ed eseguito dall’attività dei muscoli elevatori ed abbassatori della mandibola (la cosiddetta muscolatura masticatoria). Ciò significa che l’analisi del movimento mandibolare ci informa,in modo indiretto, sullo stato di salute e di equilibrio proprio dell’ATM.

    Presupposto indispensabile affinchè il movimento sia fisiologico è che i componenti le singole articolazioni mantengano reciprocamente rapporti costanti nei tre piani dello spazio (antero-posteriore, laterale, verticale). Quindi, i movimenti mandibolari evidenziano una condizione di salute dell’ATM allorquando esprimano un’attività precisa e costante. Ciò significa che ad un’apertura normale (piano verticale) devono corrispondere svincoli di anteriorità (piano antero-posteriore) e lateralità (piano laterale) anch’essi normali e proporzionali tra loro.
    Certo, la valutazione dei movimenti e la loro comparazione è un compito senz’altro arduo e difficilmente apprezzabile clinicamente. Ecco allora che un esame strumentale in grado di oggettivare e quantificare tali movimenti diventa indispensabile per un’indagine diagnostica mirata non soltanto all’apprezzamento dei sintomi ma soprattutto all’interpretazione degli stessi.

    Pertanto si può affermare che la Kinesiografia è la disciplina che esamina lo stato dell’apparato stomatognatico attraverso il movimento della mandibola, consentendo all’odontoiatra di fare delle diagnosi precise e circostanziate in modo da affrontare qualsiasi intervento curativo, sia esso conservativo o riabilitativo, con accresciuta sicurezza.

    L’esame non è invasivo, è di breve durata (circa 5 minuti), ed è facile da eseguire. Si effettua con un sistema di rilevamento computerizzato a sensori magnetici: in pratica un magnete (sensore attivo) viene fissato con della cera adesiva sulla superficie vestibolare degli incisivi centrali inferiori in modo da seguire il movimento mandibolare. Il movimento del magnete viene, a sua volta, rilevato da una maschera (sensore passivo) che provvede a tracciare sullo schermo del computer le traiettorie da questo effettuate nei 3 piani dello spazio permettendo così di fare una diagnosi precisa.
    Quindi l’esame kinesiografico è un esame specialistico, in cui viene rappresentata, graficamente, la dinamica dell’ATM e consente un’immediata lettura delle componenti il movimento stesso e, quindi, delle sue eventuali limitazioni o deviazioni. Il particolare:
    1. evidenzia il grado di apertura della bocca
    2. consente di apprezzare se la mandibola apre e chiude lungo una stessa traiettoria
    3. quantifica eventuali squilibri nel rapporto tra verticalità ed anteriorità
    4. quantifica l’entità di un’eventuale deviazione laterale
    5. evidenzia, in funzione della velocità, eventuali rallentamenti e/o blocchi nel percorso di apertura e chiusura
    6. informa, attraverso il confronto tra verticalità, anteriorità e lateralità sullo stato di salute dei principali muscoli masticatori
    7. evidenzia le traiettorie di miocentrica e deglutizione
    8. consente di stabilire, attraverso il confronto tra gli svincoli di lateralità destra e sinistra e di protrusiva, l’esatta situazione condilare

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